Comfort Food - introduzione
ll comfort food è qualcosa di privato, di totalmente personale, completamente privo di aspettative e del quale non bisogna rendere conto a nessuno.
Se preferite ascoltare, mentre fate altro, ecco qui l’audio.
Ho deciso di chiamare la mia newsletter comfort food perché di questi tempi, miei, ma forse non solo, avevo bisogno di aggrapparmi ad un’ancora sicura e rassicurante, mentre tutto attorno cambia, mentre tutto attorno è già cambiato.
Il comfort food è proprio quello in cui ci rifugiamo quando abbiamo bisogno di una coccola, quando ci sentiamo stanchi, tristi, un po’ persi o del tutto alla deriva.
Il comfort food è qualcosa di privato, di totalmente personale, completamente privo di aspettative e del quale non bisogna rendere conto a nessuno.
E’ un gusto intimo. E’ una confidenza.
E’ esattamente quello di cui sentiamo il bisogno in quel preciso momento.
A volte un pasto frugale fatto in solitaria, altre volte è una tavolata di amici, in una sera d’estate, con l’aria ancora ancora calda ma piacevole, una bottiglia di buon vino, cibo semplice, per stare in compagnia, che si mescola alle chiacchiere e alla gioia di ritrovarsi.
Di comfort food ne ho avuti tanti, nelle diverse vite che ho vissuto, o semplicemente ho avuto comfort food diversi a seconda dei contesti differenti.
C’è stato il momento del pesce bianco al cartoccio con creme fraiche e porri stufati che da un piccolo ma accogliente appartamento parigino in cui ho passato un anno di Erasmus, mi sembravano un piatto sofisticato e dal sapore nuovo, uno dei primi approcci con la mia indipendenza, non solo in cucina, ma soprattutto come giovane donna alla conquista di un’Europa che già nel 2007 sembrava estremamente piccola e a portata di mano. La mia coinquilina francese, fece questa ricetta una sera dopo qualche settimana dal mio arrivo in cui mi ero nutrita principalmente di baguette e formaggi, consumati avidamente. Mi ricordo ancora la dolcezza dei porri in contrasto con l’acidità della creme fraiche, il pesce che accompagnava. La sensazione che provai fu un misto di stupita approvazione per il sapore che non apparteneva al repertorio familiare da cui arrivavo e di eccitazione per quella condizione di emancipazione che sentivo cucirmisi sulla pelle. Ecco, in quel miscuglio di di sapore e sentimento ho realizzato per la prima volta il legame tra cibo ed emozioni, di cui il comfort food diventa portavoce. Ho rifatto quel piatto tante volte in quell’anno francese e anche negli anni successivi, mi faceva sentire cittadina del mondo e portatrice di un racconto, che attraverso ogni boccone, riportava me stessa, e raccontava ai miei commensali, di quella mia esperienza che mi aveva profondamente cambiata e contribuito in modo decisivo a farmi diventare la persona che sono.
C’è stato il momento dei toast, che in Olanda si chiamano toasti, pane bianco o nero, prosciutto e formaggio, ketchup a parte. Si lo so che state facendo una smorfia, ma vi assicuro che la combinazione funziona eccome!
C’è stata la “pasta burro”, quella che mio fratello da piccolo chiamava pasta al burro cotto, ma che ho imparato a fare davvero al ristorante dove ho iniziato la mia carriera in cucina, ad Amsterdam. La pasta burro perfetta ha una cremina deliziosa, è vellutata, rotonda, avvolgente, riempie scalda lo stomaco in subbuglio, comfort food cura hangover per eccellenza. Mi sono occupata dei primi per tanto tempo a Toscanini, questo il nome dei ristorante diventato un po’ famiglia, e sapevo esattamente quando fosse la giornata giusta per fare la appunto celebre, “pasta burro” per la cena del personale, prima di iniziare il servizio fino tarda notte.
La mia sezione preferita, in realtà, era e saranno sempre gli antipasti: freschi, colorati, croccanti, esteticamente bellissimi per introdurre in modo gloriosa la cena, ma questa è un’altra storia. In ogni caso essere al comando dei primi piatti, mi caricava della responsabilità di decidere quale fosse la cena che lo staff si aspettava ogni giorno, prima di iniziare il lavoro. Ne ero terrorizzata all’inizio, come se il giudizio di quei colleghi fosse il più importante in assoluto, ma poi ho imparato ad apprezzare questo ruolo di amministratrice del comfort food da portare in tavola e vedere le facce soddisfatte quando la pentola di pasta si posava al centro della tavolata per il “family meal” mi dava una soddisfazione impagabile.
Ho scoperto e provato sulla mia pelle, anzi, sulla mia pancia, in ahimè drammatiche circostanze, che un brodo caldo e dei tortellini, sono l’unica cosa che riesci ad inghiottire quando un lutto del tutto inaspettato e devastante ti riporta a casa all’improvviso, con un aereo prenotato tra le lacrime, mezz’ora prima di decollare. La telefonata incubo per ogni expat che vive lontano da casa e dagli affetti.
Devo ammettere, depositando ogni pretesa gourmet, ma forse con una certa lungimiranza sulle mie ricerche attuali, che il mio comfort food per eccellenza sono da sempre le patate lesse, condite semplicemente con abbondante olio extravergine di oliva di ottima qualità - del resto, sapete che l’olio si degusta perfettamente sul pane e sulle patate? - sale e pepe nero. Nella loro assoluta semplicità una delizia! Ma la parte migliore di questo piatto, è senza dubbio l’intingolo che si forma sul fondo, a patate finite, un mix di olio, rimasugli di patata, amido cremoso che, raccolto con il pane, è assolutamente inimitabile!
Ci sono stati gli spaghetti aglio olio e peperoncino che sanno di buono e perfetta semplicità, tanto quanto di libertà mangiata a pieni morsi in brutti appartamenti universitari, con cucine poco organizzate, ma piene di sogni di conquista, in orari assolutamente casuali. Ho scoperto anni dopo, che questa ricetta base della cucina italiana, ben si presta a riempire gli stomaci senza appesantirli troppo e per questo è la prescelta per le paste di mezzanotte, o di prima serata quando si è già mangiato in abbondanza per tutto il giorno - mi raccomando, non si tratta di un consiglio nutrizionale ne tantomeno medico, è solamente il mio cuore/pancia che parla -.
C’erano, anni addietro, i panini con il salame che mangiavamo in famiglia quando ero piccola e succedeva qualcosa di bello o eccitante che non lasciava tempo per cucinare: un’avventura in montagna, le giornate piene nei viaggi in camper con i miei genitori, una cena sul divano a guardare un’imperdibile partita di tennis (ben prima che Sinner fosse nato).
A Natale mia nonna ha sempre cucinato e cucina tutt’ora, alla veneranda età di 95 anni, completamente da sola, un menù sempre uguale: cannelloni al ragù bianco, insalata russa, arrosto ripieno. Non varia mai, nemmeno di una virgola. Forse qualche anno fa ho provato un pizzico di noia in questa ripetitività sempre identica, che sono arrivata a considerare una rigidità, ma ora più che mai capisco quanto sia e sia stata importante, un’ancora per tutta la famiglia, un momento di relax senza sorprese in cui le pance si riempiono di cose buone e conosciute e altre emozioni possono prendere importanza.
Forse è proprio questa l’essenza del comfort food, lasciare spazio ad altri sentimenti, con la pancia calda.
Ho sentito di aver bisogno di questa sensazione confortevole per iniziare a scrivere e far diventare questa scrittura uno spazio intimo e accogliente.
Vi chiederete, a questo punto, di cosa parlerà mai questa newsletter, l’ennesima che vi troverete nella casella di posta una volta al mese?
Parlerà di cibo, delle mie ricerche, delle scoperte, dei libri che consulto, delle riflessioni e connessioni che mi balzano alla mente in queste esplorazioni culinarie e che ho sempre tenuto altrimenti per me. Ci saranno ricette anche, spunti, idee, viaggi, eventi suggeriti, ma proprio come il titolo suggerisce vorrei che fosse uno spazio senza pressioni e aspettative, un quaderno degli appunti, un biscotto di metà mattina o perché no, una compagnia durante un pranzo solitario in pausa dal lavoro.
Mi lascerò trasportare dalle emozioni del periodo per accogliervi alla mia tavolata e sederci assieme davanti ad un piatto fumante e ristoratore di comfort food.
A presto,
Valentina
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Bellissimo ascoltarti prima e leggerti poi.
Una newsletter diversa dal solito, fuori dalla confusione e dalle tante informazioni.
Grazie 🙏🏻
Quanto ho bisogno di Comfort, quanto. Evviva te, evviva Comfort food ed... evviva i Toasti di Amsterdam! <3 Che buoni